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W Juliet – recensione

“Makoto Amano, bellissima studentessa venuta da un’altra scuola, si unisce al club di teatro di cui fa parte Ito Miura, studentessa dai modi risoluti. La sua bellezza incredibile e la sua bravura nella recitazione sorprendono Ito e gli altri del club, ma un giorno la stessa Ito scopre per sbaglio il suo segreto.
Quale sarà la vera identità di Makoto?
Il debutto della storia di coppia di Ito e Makoto e il loro scambio di ruoli!”

Niente è ciò che sembra in questa esuberante commedia romantica gender bender ideata da Emura. A partire dal titolo che nell’accezione giapponese, in cui la W è intesa come “doppio”, potrebbe essere interpretato come “Le due Giuliette”.

W Juliet” è una serie manga che racconta una classica storia d’amore rendendola però più fresca e fantasiosa. I ruoli (letteralmente) di Romeo e Giulietta vengono sconvolti e la vicenda perde la drammaticità caratteristica di questo tipo di shōjo. L’autrice regala così ai lettori un racconto dal tocco leggero, in cui punte di comicità e attimi di riflessione riescono a rendere la storia piacevole anche ai “non-romantici”.

Forse l’opera pecca un po’ di inesperienza in alcuni aspetti, essendo anche la prima dell’autrice. Ne è un esempio lo scorrimento fin troppo veloce, soprattutto nel primo volume – sintomo anche della natura dell’opera, nata inizialmente come one-shot e portata avanti dall’enorme successo ottenuto. Questo tipo di velocità crea una cadenza di eventi che a volte sembrano ripetersi, ma Emura sopperisce a queste ingenuità con uno stile narrativo giocoso e frizzante.

A ciò si aggiunge l’elemento catalizzatore della storia, che trova nella relazione tra i due protagonisti il proprio punto di forza. Per quanto alcuni dei personaggi secondari cadano nello stereotipo, il “doppio travestimento” funziona e rende ancora più accattivanti Ito e Makoto. A differenza degli altri personaggi, l’autrice scava a fondo nella coppia principale portandola ad una crescita continua. Già nel primo volume lo sviluppo dei protagonisti è evidente e le loro personalità sbocceranno ancora di più nei prossimi volumi dell’opera (14 in tutto, in Italia al momento è stato pubblicato solo il vol. 1)

Il tutto è corredato da uno stile grafico elegante, per quanto un po’ acerbo (l’autrice era appena diciottenne alla pubblicazione). L’artwork risulta grazioso e raffinato allo stesso tempo pur senza utilizzare troppi dettagli e lasciando i disegni puliti.

Una lettura piacevole e non impegnativa, che dona attimi di dolcezza senza cadere nello sdolcinato ma puntando invece su un umorismo giovane e brioso.

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